Anche se sul file che vi abbiamo consegnato non vedete una firma “calligrafica” del notaio, non temete: il vostro atto ha la sua firma digitale, e ha lo stesso valore di un documento di carta. Ma con molti vantaggi in più.

Grazie alla firma digitale il notaio può firmare i documenti proprio come farebbe con una penna: hanno la stessa validità, ma ci fanno risparmiare carta, spazio e tempo. E basta un servizio gratuito come (per esempio) Dropbox,  e potete portarli  sempre con noi, a portata di mano anche con il telefono.

Comodo e semplice, vero?  Certo. Però, vediamo ancora molta incertezza e resistenze quando proponiamo a chi viene a trovarci in studio di abbandonare la copia cartacea a favore di un file – e non si tratta solo dei meno giovani.

Molto spesso, l’incertezza è data proprio dalla difficoltà iniziale a capire come – e con quali strumenti – gestire i file con firma digitale.

Innanzitutto, quali sono le loro caratteristiche?

• Autenticità: verificano l’identità del mittente
• Non ripudio: il mittente non può disconoscere il documento firmato
• Integrità: il destinatario non può manipolare il documento firmato

E inoltre, nel nostro ordinamento la firma digitala ha «efficacia probatoria»: insomma, equivale alla firma autografa in tutto e per tutto.

I file firmati si riconoscono dalla desinenza .p7m: vuol dire che il documento è conforme allo standard Pkcs#7.

Per cui, non temete di abbandonare la copia cartacea (che oltretutto, potete sempre stampare alla bisogna, se proprio vi serve): la firma digitale è una conquista che ci facilita la vita e ci fa risparmiare molte risorse. Prima fra tutte, la più preziosa: il nostro tempo.

Qui trovate una videa-guida su come aprire i file .p7m sul Mac.

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