Mi sono occupato di mia madre negli ultimi 10 anni della sua vita, la solo 2 anni prima di morire abbiamo fatto un contratto di vitalizio con il quale, in cambio della nuda proprietà mi sono impegnato ad accudirla fino alla morte. Adesso dopo quasi 4 anni dalla morte si fanno avanti gli altri eredi (un figlio e gli eredi della figlia). Considerato che la quota di legittima è 2/3 del patrimonio, tra quanti dovrà essere divisa? Rientro anch'io fra i legittimari? E la quota disponibile di un terzo può essere considerata già assegnata in considerazione del vitalizio?

1 risposta

Staff 23/06/2016

Buonasera Mario, in linea di principio il bene trasferito con il contratto vitalizio non rientra nella successione in quanto si tratta di un atto a titolo oneroso. 
 
Solo i beni donati a uno dei coeredi vengono considerati come mai usciti dal patrimonio del defunto al fine della determinazione dell’asse ereditario e delle quote di legittima. 
 
Per assicurarle che l’atto stipulato con sua madre due anni prima della morte di quest’ultima non sia impugnabile dagli altri figli, occorrerebbe visionarlo per escludere che possa trattarsi di una semplice donazione modale (cioè una donazione gravata dall’onere di una prestazione di fare) o un contratto di rendita vitalizia nullo per mancanza di aleatorietà (cioè per inesistenza del rischio di onerosità della prestazione a causa di onerosità o malattia). 
 
Se desidera approfondire l’argomento contatti pure lo studio.
 
A presto,
Antonio Privitera   

#1

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